Cos’è la vera sincerità? – Francis risponde – 145

Francis Lucille

Luogo: Minnesota

Francis ti sento spesso parlare della necessità della sincerità. Sento che le mie azioni sono finalizzate al beneficio dell’entità che io credo di essere. Io posso aderire formalmente al concetto dell’azione altruistica, priva d’intenzione, come dice la Bhagavad Gita ma persisterbbe ancora l’intenzione di ricevere i riconoscimenti che, si suppone, ne deriverebbero. Anche Ramana ha consigliato questo tipo di azione ma ha pure affermato che soltanto uno Jnani può essere un karma yogi. Ciò sembra essere una descrizione precisa della posizione dello studente. Ramana dice che, se sei senza ego, puoi attuare azioni altruistiche, così sembra che ogni tentativo di realizzazione sia centrato sull’ego e che ne aumenterà l’importanza. Quindi, come si può sviluppare questa sincerità? Ammetto pienamente che il mio interesse in questa materia deriva da un senso d’inferiorità. Sono miseramente depresso e sento che questa è la mia sola speranza per la felicità dove, per felicità, intendo l’essere ammirato dagli altri. Il mio interesse, perciò, non è diverso da qualunque altro interesse mondano. In tutta onestà, questo sarebbe per me un mezzo per essere migliore degli altri o, più specificatamente, meglio di un uomo agli occhi di una donna. In ogni caso, mi sento totalmente inferiore perciò voglio raggiungere lo stato “ultimo”. Inoltre, nella mia mente, io critico le persone per i loro desideri mondani e provo un senso di superiorità per aver scoperto l’insegnamento più vero. Come puoi vedere, sono il più lontano possibile dall’essere “sincero” nella ricerca della verità e non vedo come potrei mai diventare sincero prima della realizzazione stessa. Qualche consiglio? Ho un’altra domanda che riguarda il libero arbitrio. Ho sentito dire che tu sostieni che non c’è scelta nel modo in cui il corpo agisce ma che abbiamo la libertà di indagare sul soggetto a cui le cose accadono. Tutto questo assomiglia ad un grande “ma”. Intendo dire che questo cambia completamente le risposte che diamo a ciò che accade e perciò cambia il corso degli eventi. Ho anche una domanda che riguarda il solipsismo. Sembra che qualunque cosa accada a me stesso sia l’unica realtà verificabile. Sono convinto che le apparizioni che io chiamo persone, hanno percezioni e pensieri ed esistono, spazialmente, da qualche parte diversa dalla mia. La metafora che paragona questo mondo ai sogni, intellettualmente ha senso e tuttavia io sento che se non sono consapevole del mondo esso continua ad esistere. Il mondo non viene all’esistenza quando mi sveglio e ne divento consapevole, come Ramana dice spesso, quindi io sento che egli, con le sue affermazioni, sta esponendo il solipsismo. Posso vedere che questo mondo è percettivo e che un albero esiste soltanto nella percezione che ho di esso, tuttavia io sento come se alcune delle mie percezioni avessero percezione di sé stesse, sebbene non possa verificarlo. Qualche aiuto? Grazie, Noah

Caro Noah,

mi piacerebbe che le domande fossero formulate usando le giuste lettere maiuscole e minuscole ed una ortografia appropriata. Io mi sforzo di farlo, nelle mie risposte, sebbene mi sia qualche volta difficile poiché l’inglese non è la mia lingua naturale ed inoltre scrivo sulla tastiera con un solo dito. Ciò renderebbe più facile agli altri leggere gli scritti sull’Advaita Channel. Ho cambiato tutte le “i” con le “I” nella tua domanda ma poi ho smesso di fare ulteriori correzioni. Ho deciso che, in futuro, non risponderò più a domande scritte in maniera trasandata.

Detto ciò, apprezzo la tua chiarezza ed onestà riguardo alle tue motivazioni nella ricerca dell’auto-realizzazione. Io cominciai a cercare la verità per ragioni simili: provavo un senso di inferiorità alla presenza degli altri e cercavo una cura per la mia sofferenza. Lungo la strada ho incontrato il sentiero spirituale e mi divenne chiaro che la causa radicale di tutti i miei problemi psicologici era la credenza di essere una coscienza separata. Per un po’ cercai di trovare una soluzione alla mia timidezza ma, contemporaneamente, il mio interesse per la ricerca spirituale divenne più impellente finchè la maggior parte della mia energia e del mio tempo furono dedicati alla ricerca della realtà. Avevo quasi dimenticato il problema che mi aveva portato sul sentiero quando, alcuni anni dopo, senza aver fatto nulla per eliminarlo, notai che era sparito, proprio come una foglia specifica, sull’albero, alla fine diventa gialla e cade quando l’albero è stato sradicato. Quindi, si, c’è un interesse personale, nell’affrancarsi dall’ignoranza, mescolato al tuo interesse per la verità ma il tuo amore per la verità è ancora lì, puro, non toccato dai residui dell’identificazione con un’entità personale. Al momento opportuno esso prevarrà. Eccoti il consiglio che hai chiesto: segui sempre il tuo amore, il tuo interesse, il tuo entusiasmo e ti sentirai bene. Quella è la vera sincerità. Essa ti porterà dove tu vuoi realmente essere.

Hai fatto molte altre domande.

  1. Il sentiero dell’azione impersonale è aperto ad uno studente ancora soggetto all’ignoranza?

La risposta è no, finchè lo studente è ancora soggetto all’ignoranza. La buona notizia, tuttavia, è che un cercatore della verità non è sempre sottoposto all’incantesimo dell’ignoranza. Ci sono momenti in cui egli è aperto alla possibilità che questa stessa coscienza non sia personale e limitata, ma universale e divina. In questi momenti, egli può scegliere di agire da questa nuova prospettiva. Una tale azione è Karma Yoga. Grazie alla sua apertura, in quei momenti egli è uno Jnani poiché si trova nella posizione di Presenza impersonale. Ciò spiega perché Ramana ha detto che solo uno Jnani può essere un Karma Yogi.

  1. La libertà che abbiamo di investigare la natura della coscienza cambia il corso degli eventi?

La risposta è sì.

  1. L’Advaita è una forma di solipsismo?

Tu dici: “ Io sento che se non sono consapevole del mondo esso comunque continua”. Cos’è quel”Io” a cui ti riferisci? E’ un’entità personale o la coscienza-realtà universale? Se è il corpo-mente, stai assumendo (erroneamente) che il corpo-mente sia consapevole. Se è la coscienza-realtà universale, il mondo, quando non è percepito, è nient’altro che quella realtà. In quel senso, si potrebbe dire che continua ad esistere come quella realtà. La difficoltà che incontri trae origine dalla credenza secondo cui la coscienza è personale e dipendente da un corpo-mente specifico. Riesamina la questione ammettendo la possibilità che la coscienza sia universale, condivisa da tutti ed il problema presto svanirà.

Con amore,

Francis

Index